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- Category:La moglie del giardiniere
A casa nostra la sera si parla di vasi, di piante, della stagione che comincia (o sta finendo), di quale giardino desideriamo realizzare “domani”. Quando il telefono trilla e dall’altra parte una voce conferma: “ma sì, dai, procediamo!” La discussione si fa più concitata e senza che nessuno l’abbia davvero deciso, ci si ritrova a fare un nuovo programma.
Significa che c’è un bel lavoro da fare, che potremo affrontare i nostri impegni finanziari ma soprattutto che alla fine un’istantanea immortalerà un percorso di ideazione e realizzazione finalmente compiuto.
Il primo passo è andare per vivai a cercare le piante giuste. Possono passare anche cent’anni ma resta sempre un momento magico. C’è solo una cosa più bella : mettere le piante a dimora. Quando Giovanni piantuma io cerco sempre di accompagnarlo. Con nonchalance gli dico “hai bisogno di me?” e lui risponde di sì, anche se non è vero.
Si arriva sul posto e dal caos mattutino vedo prendere corpo ciò che fino a poco prima era solo un proponimento. Anche il verde comincia a frusciare, i fiori sembrano pronti a guizzare fuori dalle gemme e rami, che fino ad un attimo prima parevano quasi defilati, si librano nell’aria.
Dopo anni trascorsi ad osservare l’intero processo, ho capito il segreto : anche le piante per realizzarsi individualmente hanno bisogno di condurre un’esistenza comunitaria. Una foglia che si allunga e occhieggia contro il vetro ci obbliga a guardare nella sua direzione e a notare anche i fiori della compagna che stanno nascendo. I fusti che nella serra parevano abborracciati, qui trovano il giusto grado di contorsione per accompagnare lo sguardo verso i frutti della pianta vicina. E’ come un coro che canta all’unisono dove nessuno è veramente egoista.
I suoni della natura scandiscono il ritmo. Mentre si lavora non si parla, il confronto è riservato agli attimi di pausa in cui ci si guarda per dire : sposto? Aggiungo? Tolgo?
Senza accorgersene si arriva al momento del congedo che in genere coincide con la bagnatura. Il potere nutritivo e rigenerante dell’acqua lava via sporco e fatica mentre le luci di mezza sera proiettano sulle foglie strane ombre dorate.
Vado sempre via con la gola strozzata perché ho rivissuto in piccolo l’intero ciclo di un’esistenza che si chiude per poi rinascere altrove.
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